Porte Aperte, Parliamo e Partecipiamo è il nome del progetto – finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – che Forum Terzo Settore Lazio insieme ad UNCEM, EURES, Istituto di Medicina Solidale, Esercito della Salvezza e Federconsumatori Lazio stanno realizzando nelle regioni Lazio, Campania, Piemonte e Sicilia.
Il contesto che ha portato alla nascita del progetto
Al dato crescente relativo al fenomeno migratorio non corrisponde una risposta adeguatamente formata delle istituzioni, nonostante i dati permettano di riconoscere quanto la generale crescita della popolazione straniera nel nostro Paese abbia consentito di ridimensionare gli effetti dell’invecchiamento demografico contribuendo inoltre a contrastare lo squilibrio previdenziale che costituisce una concreta minaccia per le casse dello Stato.
Porre lo sguardo su questa componente della popolazione, significa considerare famiglie fragili, monogenitoriali e con figli minori, le cui domande e necessità trovano con difficoltà risposte adeguate da operatori pubblici, purtroppo non sempre formati in modo appropriato.
Queste situazioni di ritardo e mancanze vengono sopperite troppo spesso dall’autonoma iniziativa della società civile, grazie alla quale le diverse situazioni di bisogno ottengono aiuto concreto, fondamentale a livello territoriale, eppure non coordinato a livello sistemico, né sostenuto o riconosciuto da parte delle istituzioni
Negli ultimi anni, infatti, le aree interne e montane si sono mostrate come occasione ideale per una gestione di questo tipo, capace di riconoscere in tali territori la straordinaria possibilità di accoglienza, inclusione sociale e lavorativa per i migranti, la cui presenza dà vita a relazioni stabili con la popolazione ponendo freno allo spopolamento, per una concreta rigenerazione della comunità.
Quali obiettivi?
Il progetto nasce quindi con lo scopo di favorire la sinergia fra le varie forze della società civile impegnate nel sociale e nel terzo settore, per una costruttiva e duratura collaborazione con le istituzioni, rafforzando le competenze mirate delle pubbliche amministrazioni locali per migliorare la qualità dei servizi e la loro erogazione, favorendone la possibilità di fruizione.
Lo sforzo verrà finalizzato all’azione coordinata tra Comuni, municipi, terzo settore, servizi sociali, servizi sanitari e società civile, per favorire l’integrazione dei migranti nel territorio ospitante grazie a presidi che rimarranno attivi anche dopo la fine del progetto.
A chi si rivolge?
L’azione formativa prevista dal progetto, si rivolge direttamente a Sindaci e Assessori dei 400 comuni di Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia, personale delle pubbliche amministrazioni locali e a volontari presso associazioni di volontariato e terzo settore. Tale azione di formazione indirettamente coinvolge 800 nuclei familiari “fragili” – cittadini di Paesi terzi che hanno precedentemente fruito di una forma di accoglienza di primo o secondo livello legato all’asilo – che versano attualmente in stato di bisogno sanitario, sociale o economico. Sarà fornita loro assistenza mirata presso centri diurni e sportelli di ascolto.
Le principali attività
Possiamo indicare tre fasi nello svolgimento del progetto: raccolta dei dati, attività di formazione degli operatori della PA, infine l’avvio di attività operative.
L’indagine campionaria svolta a livello dei servizi sociali nei 400 comuni interessati farà emergere le criticità e la richiesta di formazione del personale delle PA. Le informazioni raccolte saranno elaborate in un programma statistico per rilevare le problematiche comuni. I dati nazionali e comunali forniranno il materiale per l’elaborazione di una guida alle buone pratiche da diffondere durante l’attività formativa per costruire un modello unitario di intervento in grado di superare disparità sociali e diversa distribuzione sui territori, attraverso criteri comuni e replicabili.
La formazione degli operatori della PA è il fulcro del progetto dal quale si riconoscono benefici positivi sui destinatari diretti e indiretti. Sulla base dell’indagine campionaria saranno identificati i bisogni ai quali dare risposta a diversi livelli. La formazione a distanza, resa necessaria dal protrarsi dell’emergenza sanitaria Covid-19, permetterà la formazione di 700 operatori pubblici e circa 100 operatori del terzo settore, disseminati nelle regioni di riferimento del progetto. La formazione a carattere multidisciplinare illustrerà i modelli virtuosi e replicabili portando allo sviluppo di competenze specifiche in ambito normativo del Terzo Settore favorendo la Co-progettazione e Co-programmazione per la diffusione e valorizzazione delle buone pratiche.
Sarà creata una nuova figura professionale, chiamata “Vedetta civica”, il cui ruolo è di formare a sua volta le PA locali con un’azione mirata, divenendo punto di riferimento per il territorio, assumendo la funzione di collegamento fra i beneficiari diretti e indiretti.
Tra le attività operative sono previsti interventi sperimentali per migliorare l’offerta dei servizi attivati ai migranti, favorendo l’integrazione socio-economica e l’accesso alla totalità dei servizi universali. Saranno forniti strumenti concreti di integrazione, come azioni di mediazione linguistica culturale, di accompagnamento all’inserimento scolastico dei minori, interventi di assistenza medica ed infermieristica primaria – primary care and nursing – con l’attivazione di ambulatori dedicati.
Il centro diurno di ascolto, già avviato, è composto di operatori formati e competenti di destinati a svolgere attività di sostegno, supporto e accompagnamento ai servizi presenti e attivati sul territorio.