Giovedì 14 luglio si è aperta la settima porta sociale di Esercito della Salvezza e Cesv
NON PER FAME MA PER DIRITTO
Le famiglie tra quotidianità e futuro
Il 14 luglio la settima Porta Sociale si è aperta sul futuro di persone che credevano di averlo ormai perduto insieme alla propria identità. Sono gli “ospiti” di un “piccolo villaggio”, così come lo definisce il Direttore, dott. Paolo Longo, dell’Esercito della salvezza di Roma, un luogo particolare di cui poco si conosce o si ha un’idea del tutto arcaica, ancora legata alle origini storiche di questa organizzazione strutturata come un esercito (presente in Italia dal 1887) e quindi poco attinente alla modernità della società in cui viviamo.
In realtà, scopriamo un vero e proprio centro socio-culturale che da 150 anni si occupa della quotidianità di individui e famiglie in situazione di povertà. Una povertà non soltanto economica, ma uno stato ben più profondo di difficoltà, di disagio, che può essere causato dalle più svariate vicende della vita e che ha privato temporaneamente la persona della propria identità.
“Nel nostro centro”, ci spiega Longo, “le persone che ospitiamo ritrovano dignità, il proprio spazio all’interno della loro vita, intesa come valore sia individuale che collettivo. Qui esse ricevono attenzione, ascolto, diventano i nostri compagni di viaggio, sebbene per un breve tratto della loro esistenza, poiché convivono con noi, con il gruppo di lavoro e ognuno ha una propria stanza, non esistono camerate…”.
“E’ la normalità” interviene Francesca Danese, ex assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roma, che ha presieduto la serata, “quella che si ritrova in questo luogo, dopo la rielaborazione del dolore”.
Il Direttore ci ha guidato all’interno della grande struttura (in origine un lazzaretto) costruita nel 1923 e ristrutturata via via grazie a donazioni private: dal centro culturale il Grottino al laboratorio artistico-artigianale, pieno di colori, manufatti e utensili di ogni genere per il recupero di mobili antichi, per dipingere, lavorare i tessuti e così via.
Nel primo invece spiccano alle pareti delle grandi bellissime fotografie che ritraggono alcuni ospiti del centro con in mano una scatola, una valigia. Longo ci spiega che, come per i nostri nonni emigranti, questi contenitori racchiudono tutto ciò che l’individuo porta con se nel proprio viaggio della vita: Luigi, italo-americano costretto a tornare in Italia, Ettore senza lavoro e con problemi di salute che dimostra molto più dei suoi 53 anni, Alberto, con seri problemi di salute, che oggi lavora come operatore nel centro e che qui ha incontrato l’amore, Raffaella, oggi sua moglie, con cui vive in uno dei tanti appartamenti di Roma.
L’Esercito della salvezza ospita al completo circa 300 persone ed è situato in un quartiere storico della città, San Lorenzo. Situato tra le Mura Aureliane e il Verano, è un quartiere popolare di Roma, nato sul finire dell’Ottocento, in precedenza il terreno era agricolo e dedito al pascolo. L’urbanizzazione della zona iniziò allo scopo di costruire alloggi per gli operai che arrivavano a Roma, ma la mancanza di infrastrutture causò presto un forte degrado. In effetti San Lorenzo è noto come quartiere operaio, povero, che ha vissuto spesso conflitti sociali. Unico a tentare di fermare la Marcia su Roma, ha particolarmente sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale per i duri bombardamenti degli Alleati. Oggi quartiere degli studenti universitari animato da numerosi pub, ristoranti, birrerie e associazioni culturali e purtroppo protagonista di numerose vicende di cronaca legate allo spaccio di stupefacenti.
Molti sono i progetti e le attività che l’Esercito della Salvezza realizza, come lo Spazio Mamme, in collaborazione con la Scuola Montessori e Save the Children, dove i bambini imparano a conoscere il proprio corpo, fanno arti marziali, apprendono l’interculturalità attraverso la musica, la lingua inglese e i genitori si incontrano, scambiano esperienze. Il centro collabora anche con l’Istituto di Antropologia della vicina Facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza, che sta raccogliendo tutte le storie vissute in questa comunità.
L’iniziativa del Coordinamento del Giubileo per i Romani ha sposato uno degli appuntamenti estivi, “L’orto è servito! In viaggio tra saperi e sapori”, che si svolgono sulla splendida terrazza della struttura. Un piccolo gruppo di persone senza dimora ha trasformato il lastrico solare in un orto urbano, i cui frutti vengono sapientemente elaborati per cucinare genuine e saporite pietanze.
La bellissima e partecipata serata ha avuto come tema quello della povertà. In Italia circa un milione e mezzo di famiglie vive in povertà assoluta, ovvero 4 milioni e 100mila persone, il 6,8% dell’intera popolazione. Si aggiungono i dati della povertà relativa, che riguarda il 10,3% delle famiglie (2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone). Una situazione sicuramente drammatica a cui urge dare una idonea ed efficace risposta.
Il senso del dibattito e degli interventi della serata (oltre a Francesca Danese, infatti, erano presenti l’On. Ileana Piazzoni, relatrice del DDL Povertà, appena approvato alla Camera, Mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma per il settore Sud, Maurizio Saggion, direttore di Fondazione Roma Solidale) non è stato quello della carità fine a se stessa, del buonismo, dell’approccio puramente paternalistico al problema, bensì la necessità di trovare misure il più possibile misure di contrasto innovative, integrate e personalizzate, dotate di adeguate risorse, che vedano ogni individuo come un mondo a sè, che va accompagnato in un percorso di riabilitazione, recupero e inclusione socio-lavorativa.
Lo ha spiegato bene Mons. Lo Judice: “Il concetto di povertà non è di per sé negativo, lo diventa quando degenera in miseria umana, culturale, spirituale, che devasta la persona, la abbrutisce e diviene difficile da trattare. L’espressione positiva della povertà è invece l’essenzialità, a cui tutti dovremmo aspirare. La povertà fa incontrare la verità delle persone”.
Rita Mazzeo
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Fonte: www.giubileoperiromani.it