La cultura incontra il non profit
Cultura, Terzo Settore e Non Profit le parole chiave dell’incontro sulla Cittadinanza Attiva e lo sviluppo territoriale promosso dal Forum Terzo Settore
Se la cultura è sempre stato tema centrale nell’agenda mediatica, lo stesso non si può dire del mondo del Terzo Settore. Oggi, tuttavia, di Terzo Settore si inizia a sentir parlare di più. Ma cosa esso sia propriamente è una domanda che ancora aleggia, spesso latente, nell’aria. Questo mondo – fatto di associazioni e organizzazioni che operano negli ambiti del Volontariato, della Cooperazione Sociale, nazionale e internazionale – è particolarmente attivo in Italia già dagli anni ’90, periodo in cui si è strutturato e in cui sono nati i diversi Forum e Coordinamenti. Negli anni, il mondo del Terzo Settore ha portato avanti battaglie, progetti di solidarietà e si è gradualmente inserito nell’agenda mediatica e nelle notizie di cronaca attraverso attività e iniziative specifiche di enti, organizzazioni e cooperative.
Impegno, concretezza e immersione nel sociale sono, dunque, le parole chiave per comprendere questo campo. Ed è su questa scia che si è inserito l’incontro “Il non profit e le politiche culturali – Cittadinanza attiva e sviluppo territoriale”, tenutosi il 21 maggio a Roma e promosso dal Forum del Terzo Settore, in collaborazione con Arci, CTS-Centro Turistico Studentesco e Giovanile, Legambiente,Touring Club Italiano, UNPLI-Unione Nazionale Pro Loco d’Italia. Incontro che ha unito i termini ” cultura ” e “Non profit”, già strettamente legati nella realtà concreta. Nel corso dell’evento si è infatti discusso dicultura, promuovendo le realtà non profit che cercano di svilupparla e valorizzarla quotidianamente, e di come questa sia necessaria per lo sviluppo e il raggiungimento di una società pienamente partecipata. Ruolo importante, in questa direzione, quello svolto dal mondo del non profit. A dimostrare l’importanza dell’azione svolta da associazioni di Terzo Settore, e di quanto quest’ultimo non sia un mondo chiuso in se stesso, sono i numeri confermati dai dati ISTAT: dall’ultimo censimento emerge chiaramente che le organizzazioni di terzo settore non solo sono cresciute in termini di occupati e di rilevanza economica, ma esprimono un dinamismo importante che aiuta a contrastare gli effetti della crisi economica ed occupazionale. “Investire in politiche culturali significa investire in politiche di sviluppo. Deve essere questa la battaglia culturale e politica da portare avanti in un Paese come l’Italia; non quindi una concessione, ma rendere il capitale sociale premessa indispensabile per lo sviluppo”. Esortazione, quella emersa durante il dibattito, che sembra esser già stata recepita positivamente dal Terzo Settore.
Le organizzazioni non profit che promuovono attività artistiche e culturali sono infatti ben 54 mila. Una rete fatta, spesso, di volontari che ricoprono un ruolo attivo e particolarmente importante nel miglioramento delle condizioni sociali e personali degli individui. Ed è proprio in situazioni disagiate, difficili che la cultura può diventare una nuova forza propulsiva, perché tramite la cultura si sconfiggono le discriminazioni, l’illegalità e i fenomeni che contribuiscono a creare difficoltà e disparità sociali. E, dunque, attraverso la cultura è possibile creare un nuovo welfare, basato sulla condivisione del senso di cittadinanza, coesione sociale e democrazia.
Come ribadito dal Forum del Terzo Settore: “la ‘cultura’ anche come elemento di aggregazione, soprattutto per le fasce più discriminate della popolazione, come dimostrano alcuni progetti della Fondazione con il SUD, dai 14 beni inutilizzati di valenza storico-artistica e culturale nelle regioni meridionali, che sono tornati beni comuni e fruibili dai cittadini, ai numerosi beni confiscati alle mafie e restituiti alla collettività attraverso processi partecipati.” Cultura e sociale appaiono perciò sempre più legati ed è questo uno dei compiti che il Terzo Settore dovrà svolgere: farlo comprendere al resto della Società Civile, continuando a portare avanti il proprio lavoro di integrazione.