autoconvocazione volontariato

Il volontariato si autoconvoca e cerca valorizzazione

La giornata di autoconvocazione del volontariato del 9 maggio è l’inizio di un percorso di valorizzazione e richiesta di sostegno alle istituzioni

Il volontariato, si sa, è uno fra i primi attori a scendere in campo in situazioni di bisogno o di emergenza. Sabato 9 maggio, in una bella mattinata di sole lontana da teatri di necessità, il volontariato ha dedicato una giornata a se stesso, alle voci che lo compongono e al ruolo che ricopre nella società attraverso l’ “auto convocazione del volontariato italiano”. Auto convocazione voluta e promossa da numerose realtà del settore: Forum Nazionale del Terzo Settore, Consulta del Volontariato presso il Forum, Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il volontariato (CSVnet), Conferenza permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato (ConVol), Caritas Italiana e Centro Nazionale Volontariato (CNV). E lo spazio del “Centro Congressi” del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) di via Salaria 113 non è quasi bastato a contenere la grande affluenza di associazioni, volontari (più di 300 i presenti) e interessati sopraggiunti dai più diversi luoghi d’Italia. Nonostante le molte persone rimaste in piedi, nel clima conviviale e di forte partecipazione si è tuttavia fatto strada un momento di ascolto silenzioso e attento all’avvio dei lavori. Lavori che si sono aperti con le parole pronunciate dagli organizzatori in ricordo del cooperante Giovanni Lo Porto, ucciso lo scorso gennaio in Pakistan, seguite da un applauso spontaneo e istantaneo levatosi dalla platea. L’introduzione dei relatori è stata gestita da un Toni Mira – caporedattore nella redazione romana di Avvenire – particolarmente vicino al sentire del volontariato, come lui stesso ha tenuto a precisare nel corso dei diversi interventi.

Come annunciato da Pietro Barbieri, Portavoce Nazionale del Forum Terzo Settore, l’auto convocazione “vuole rappresentare un momento di impatto, un’espressione forte di quello che il volontariato vuole essere in questa fase storica. Per questo non è pensato come una sola giornata, ma come un percorso partecipato che consentirà al volontariato di essere protagonista, di esprimersi e di proporre la propria agenda.” Un percorso che proseguirà almeno fino al 5 dicembre, data della Giornata Internazionale del Volontariato. E il perché siamo qui viene ben chiarito dagli interventi di apertura, brevi ma precisi, di alcuni fra i protagonisti di questo mondo. È il caso, ad esempio, di Rita Le Piane, membro del comitato di gestione di Coordown, il coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down nato con lo scopo di condividere esperienze tra le associazioni, individuare e mettere in atto strategie comuni rispetto a problemi condivisi, attivare azioni comuni di comunicazione sociale. “Siamo qui per parlare di volontariato: un’espressione di responsabilità civica, che dà voce soprattutto alle persone più deboli. Non si tratta, però, solo di parlare di ciò che il volontariato fa, ma anche di ciò che percepisce, per oggi e per il futuro”, ha dichiarato in un discorso che ha toccato argomenti come la riaffermazione del principio di sussidiarietà parallelamente al mantenimento dell’autonomia delle diverse anime presenti nel Terzo Settore.

Le parole di Pasquale Troiano, coordinatore del centro di ascolto Caritas di Frosinone, trasmettono le emozioni di un oratore coinvolto in prima persona nelle esperienze che chi fa volontariato si trova costantemente a sperimentare: “abbiamo bisogno di far capire che solidarietà non è solo un principio religioso, ma un valore umano. Siamo tutti volontari, qui, quindi io non sono niente di più di voi. Quello che dobbiamo trasmettere allora, e che noi conosciamo bene, è che per vivere la vera dignità umana non è importante solo ricevere ma anche dare. E il volontariato è questo”. Molto simili nei concetti le parole di Saverio che ha iniziato a fare volontariato a 14 anni quando, di fronte alla notizia del terremoto in Friuli nel 1976, ha sentito il bisogno di salire su un pullmino per aiutare i friulani a ricostruire le proprie vite. “Nell’ultimo terremoto, a L’Aquila ho rivissuto queste emozioni, questa volta però da professionista dell’informazione e, di fronte a tutte le persone venute per aiutare, come me molti anni prima, non ho volutamente usato il termine angeli ma semplicemente persone. Perché questo siamo”.

Tutti sono comunque d’accordo sull’importanza di esser sostenuti dalle istituzioni nel portare avanti le azioni del volontariato; un volontariato costretto ad affrontare un periodo di difficoltà come la società intera, vista la fase storica complicata da una crisi economica pesante. “Allora le soluzioni che rendano possibile l’avvio di una nuova stagione vanno ricercate nella costruzione di un nuovo welfare, di politiche sociali e nella creazione di condizioni e strumenti che favoriscano la cittadinanza attiva”. Da questi concetti parte Pietro Barbieri, che parla anche della Riforma del Terzo Settore, dell’agenda politica nei confronti del volontariato e del fraintendimento che ha portato a incentrare la maggior parte dei discorsi politici sulle imprese sociali. Attori importanti, ma ben lontani dal volontariato, che rappresenta più di 4 milioni e mezzo di cittadini e che, in questo 9 maggio, chiede di essere riconosciuto per i suoi valori e per la sua azione. “Con questa giornata abbiamo perciò voluto dare alle persone, ai cittadini che si impegnano nel sociale. C’è uno slogan che mi piace molto ripetere e mi sembra perfetto per l’occasione: nulla su di noi, senza di noi.” Il focus centrale è che proprio l’azione gratuita permette di sviluppare la società civile e ricreare una coesione sociale spesso sopraffatta da frammentazione e disuguaglianza; per questo, va valorizzata e promossa. “Contrastare le disuguaglianze non significa apportare dei cambiamenti economici, ma dare vita a una rivoluzione culturale globale che metta al centro il sociale”, chiude il Portavoce Nazionale.

A queste parole Mauro Magatti, sociologo, aggiunge nuovi interessanti spunti: ad esempio, la poca presenza di giovani all’evento come chiaro riflesso di un cambiamento avvenuto nel volontariato stesso. Cambiano i modi di fare cittadinanza attiva e, anche con questo, i “capi” devono fare i conti: “nella seconda metà del ‘900 il volontariato è stata una spinta sociale visibile, un movimento che ha messo in moto forze importanti. Ed è stato uno dei motori per la nascita del Terzo Settore negli anni ’90. Bisogna allora capire come far nascere un altro ciclo”. E, in questo senso, un ruolo importante è giocato proprio dalle autorità, il cui compito non è quello di autorizzare il potere ma chi si sta muovendo sulla stessa strada e, dunque, guidare quei giovani che aderiscono. Se infatti l’esperienza di volontariato è personale, l’impatto che essa ottiene è sociale: “il volontariato è il punto fondamentale attraverso cui i cittadini si assumono liberamente l’onere di fare quello che a livello strutturale non è possibile, eppure che è necessario. Il compito del volontariato, oggi, è quindi essere un’avanguardia nella ricreazione del legame sociale, perso con il neoliberismo, la globalizzazione e l’evoluzione tecnologica”. Un volontariato, insomma, che non è una ruota di scorta quanto invece il vero protagonista e un’avanguardia, come in passato. Questo ribadiscono i numerosi interventi dei partecipanti: “il volontariato non è solo quello delle emergenze” o, ancora: “è importante riformare gli strumenti per riformare il volontariato; abbiamo bisogno che tutto quel che facciamo sia trasparente”.

E, se la partecipazione è la base del volontariato stesso, la giornata ad esso dedicata non può che concludersi in gruppi di lavoro. Otto, da quello incentrato sui valori del volontariato a quello sulla legalità. Tutti però incentrati su domande e riflessioni centrali per questo mondo. Tutti basati su una parola chiave: volontariato, appunto.

È da queste consapevolezze, da queste proposte e dalla voglia di partecipare che inizia dunque il nuovo percorso del volontariato. Perché se la giornata di auto convocazione si è conclusa, la strada per riformare e valorizzare questo campo è appena iniziata, e richiede anche il supporto delle istituzioni.

Cristina Panzironi

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